di Francesco Lamendola - 29/04/2010
L’obiettivo iniziale dei Giovani Turchi sembrava di portata politica limitata: il ripristino della Costituzione del 1876, rimasta inapplicata. Ma, davanti alla repressione del sultano Abdul Hamid, che si accanì contro gli ufficiali simpatizzanti del movimento, nel luglio del 1908
Fra gli Ebrei, numerosi erano i Dunmeh, ossia i cripto-giudei seguaci del movimento dei sabbatei, che aveva conosciuto un momento di fervido entusiasmo nel XVII secolo, sotto la guida di Sabbatai Zevi, proclamatosi il tanto atteso Messia liberatore del popolo d’Israele.
Ora, la presenza di una così forte comunità giudaica a Salonicco e, all’interno di essa, di molte migliaia di Dunmeh, ansiosi di veder realizzarsi il loro sogno di riscatto nazionale e religioso, difficilmente può essere considerata una semplice coincidenza, nel momento in cui il Comitato Unione e Progresso si accingeva a fare la sua “rivoluzione” democratica, che, in realtà, fu un puro e semplice colpo di Stato nazionalista.
Riassumendo: gli Ebrei erano molte centinaia di migliaia nell’Impero ottomano, ai primi del XX secolo; a Salonicco, culla del movimento dei Giovani Turchi, formavano metà della popolazione; da tempo controllavano le banche, il commercio, la stampa, la cultura; esercitavano un’influenza decisiva sulle forze armate e sul governo: e tutto questo sarebbe rimasto privo di influenza sugli stessi Giovani Turchi, sulla loro presa del potere e sulle loro successive decisioni, tanto in politica interna che in politica estera?
insomma il genocidio degli armeni è la conseguenza indiretta di questi cripti ebrei che hanno cambiato le sorti della politica dei giovani turchi.
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